Memorial 2021 Felice Pulici

Presentato in Campidoglio il libro di Alfredo Parisi
 

Una memoria dovuta : 27 gennaio

27 gennaio 2023- Una storia di  romana normalità

Il periodo dell’occupazione nazista a Roma è stato caratterizzato da comportamenti  di persone qualunque,cittadini romani, che,nel più assoluto anonimato, hanno rischiato la propria vita per aiutare altri romani di origine ebraica.

Atti e comportamenti che, visti con gli occhi di oggi, appaiono eroici, ma che, all’epoca,erano ritenuti del tutto normali, posti in essere da persone normali.

Di seguito, una storia vissuta nella seconda metà del 1943 ( tra parentesi le iniziali delle persone reali coinvolte).

 

Nella Banca dell’Agricoltura,forse la più importante realtà creditizia privata dell’epoca, sulla base di un rapporto fiduciario, vennero affidati dal Direttore (V) della Sede di Roma,ad un funzionario (P) alcuni delicati incarichi, diretti sia a seguire una clientela di particolare importanza, sia a gestire pratiche presso i Ministeri relative ad aziende ed imprenditori sui quali informazioni riservatissime non potevano, non dovevano, essere affidate alla posta ordinaria.

Incarichi riferiti ad operazioni riservate, che avrebbero potuto esporre la Banca a gravi conseguenze ma, anche e soprattutto, diretti a tutelare  numerosi impiegati che si trovavano in posizioni irregolari dinanzi alle vigenti Autorità nazifasciste.

Il nostro funzionario, chiuso presso la Direzione per giorni,  preparò pacchi di valori ( assegni, denaro, titoli, beni) che avrebbero dovuto essere trasferiti al Nord per ordine dei nazifascisti, così da sottrarli al sequestro, dopo essere venuto a conoscenza di  una analoga operazione che stava per essere compiuta presso un’altra grande banca: il Credito Italiano.

In quel periodo i biglietti di banca di grosso taglio erano spariti dalla circolazione sulla piazza di Roma; infatti venivano raccolti per essere destinati ai partigiani. Fu così che  il nostro funzionario prelevò diversi milioni di tali biglietti ( 20.000.000)  consegnandoli alla Principessa B.D. per il successivo trasferimento.

A Roma era operativa la Banda Pollastrini, molto attiva, specie nel perimetro della Sede di Roma della Banca. La Banda Pollastrini ( o Banda Bardi Pollastrini o Guardia Armata di Palazzo Braschi, o Fascio Romano) era una delle più note bande di repressione operanti in tutto il territorio occupato dalle truppe naziste.

Tali bande erano formazioni paramilitari fasciste, indipendenti, ma che si arrogavano l’esercizio di compiti di polizia politica, repressione antifascista e spionaggio, tutti diretti ai propri interessi. Infatti l’attività della banda Pollastrini fu diretta, quasi esclusivamente,  a depredare la comunità israelitica romana, ricorrendo ad “arresti”, torture, sevizie e sequestro di ogni tipo di beni.

Sempre in quel periodo, molti assegni della Banca Nazionale dell’Agricoltura venivano sottoposti a  sequestro. Và ricordata in proposito una operazione che permise di pagare una ingente somma sotto forma di assegni circolari emessi in maniera irregolare ad un capo partigiano, presentato da un importante cliente (E) della Banca. Cliente,come raccontato successivamente appartenente al Fronte clandestino, che in seguito risultò essere stato arrestato e, poi, fucilato a La Storta.

Il nostro funzionario si attivò in tutte le maniere ed anche presso il Ministero della Marina, per rintracciare le persone coinvolte nell’operazione irregolare e provvedere alla sistemazione formale dell’operazione.

Sempre in via strettamente riservata ed insieme al Direttore, effettuò una serie di perlustrazioni presso gli stabili limitrofi a quello della Banca per scoprire una possibilità di fuga nel caso di una, sempre temuta, retata, ormai all’ordine del giorno, prendendo accordi  con i portieri degli edifici vicini e studiando così  una sicura  via di fuga attraverso i tetti.

Ma ancora più importante  fu il lavoro svolto, sempre di nascosto e di notte, insieme al Capo dell’Ufficio del Personale (S), diretto a modificare i dossier degli impiegati non “in regola “, predisponendo certificati medici falsi  e ricevendo le famiglie dei perseguitati ebrei.

In questa attività riuscì a sistemare, tra le altre, la posizione di un collega(F), appartenente al Fronte clandestino, quando si seppe che la madre era di orgine ebrea, e favorirne  la fuga. Riuscì anche a far modificare corrispondenza interna che poteva risultare compromettente per altri colleghi impegnati nella  propaganda antifascista, favorendone, anche in questi casi, la  fuga.

Questa la storia di un uomo qualunque, con una famiglia normale, peraltro messa a rischio dal suo comportamento; un uomo incurante della diffidenza che lo circondava  e che aveva come unico, quotidiano, risultato l’isolamento da parte dei  colleghi per i suoi continui  e “strani”contatti con la Direzione e all’esterno della Banca.

 In una giornata di ricordi  tragici, come questo 27 gennaio, anche atti “normali” dovrebbero essere lasciati alla memoria  per far capire cosa significa, anche in un contesto difficile e caratterizzato dalla violenza, essere semplici uomini che si battono in favore di altri uomini qualunque.

Questo era mio padre. Uno che,come tanti, ha rischiato la vita, quasi istintivamente,  per la libertà di altre persone qualunque.

Alfredo Parisi

 

 

 

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