Le  recenti polemiche e delusioni di un Club ultracentenario, esaltate proprio nel venticinquennale del secondo scudetto, mi hanno portato a riflettere, non tanto su un passato  glorioso e lontano (1974 e 2000), quanto su un improbabile futuro.

Mentre lascio (vedi in calce) ad un perduto amante dei colori biancocelesti le “grida manzoniane” sulla situazione del Club, in un raptus alla Cassandra, non posso non esprimere il mio pensiero  su un aspetto più intimo e generale.

Essere tifosi significa trovare, in quella parentesi di 90 minuti dalla vita, una vera e propria liberazione da esperienze e conflittualità  quotidiane, una catarsi in cui la passione del momento “purifica” la mente ed esalta quello che può essere definito un vero e reale modello di vita socialista: in quei momenti  il pallone come centro del mondo

Ecco per l’uccisione  di questa passione, assurda, sfrenata irrazionale, non posso non  condannare, senza alcuna attenuante, l’attuale Presidente della Lazio. Una condanna che, spero, trovi in quella “giuria” di tifosi veri, che peraltro  non riesce mai a riunirsi, un verdetto comune.

Alfredo Parisi

LETTERA   APERTA

S.S. Lazio : le solite realtà – Resilienza o resistenza ?

Uno degli slogan preferiti dal Presidente della Lazio è “ Non vendo sogni ma solide realtà”.

Uno slogan che però più appropriatamente dovrebbe essere modificato in : “ Non vendo sogni ma SOLITE realtà”.

In 21 anni di gestione, Lotito, infatti, a parte alcuni episodici e solitari, pur importanti, risultati sportivi, la Lazio si è attestata su posizioni, a seconda dei punti di vista di “aurea o plumbea mediocritas”.

Né il prossimo futuro dà adito a speranze di miglioramento.

Al contrario,  vi sono tutti i presupposti per un  progressivo scivolamento verso le parti più basse della classifica.

Presupposti quali : le mancate risorse derivanti da ua continuativa partecipazione alla Champions League; l’esigenza di continue riduzioni del costo del lavoro dei calciatori; la stagnazione delle entrate esclusivamente  rivenienti dalla commercializzazione dei diritti televisivi e dal botteghino;le irrilevanti entrate da sponsorizzazioni e merchandising.

Aggiungasi  che l’acquisizione di sempre più numerose società  da parte di grandi gruppi economico-finanziari fa si che la Lazio sia sempre meno competitiva, anche nei confronti di società considerate, sinora, di media bassa classifica.

Una evoluzione che rende, ormai, anacronistica una gestione basata sul modello delle medie-piccole imprese familiari, anzi familiastiche.

Si consideri, poi, che le società calcistiche non sono assimilabili a qualsiasi altra società di capitali che produce  e vende beni e servizi fungibili.

Ciò che produce  e vende una società di calcio è passione e appartenenza,  a forte valenza popolare e sociale.

Cosa che è testimoniata, anche dal punto di vista giuridico, tenuto conto che l’art. 10 della Legge n. 91/1981 parla di società sportive costituite nella FORMA di spa o di srl.

Il che dimostra che le società sportive sono solo formalmente  società di capitali con fine di lucro, ma non lo sono nella sostanza.

Tutto  ciò premesso e considerato, per il futuro  si possono formulare due ipotesi.

O i tifosi della Lazio si rassegnano al ruolo di “Paperini” del calcio o tentano di reagire.

Nella prima ipotesi, i suddetti tifosi potrebbero essere così raffigurati: “ Paperino …..è pronto a incassare colpi potenzialmente  all’infinito: la sua reazione sta nel non reagire, tutt’al più nel lavorare su se stesso per sopportare meglio, per sopportare ancora, per trasformare le botte più dolorose- rigorosamente  sfoggiando un sorriso sulle labbra- in lezioni appaganti  e le ingiustizie più atroci in motivi di crescita. Paperino insomma, sa, da sempre, come rimbalzare quando le cose vanno male “ ( cfr. “Odio la resilienza.Contro la mistica della sopportazione” del Docente di Storia della filosofia, Prof. Diego Fusaro,  Rizzoli, Edizione 2022- pag 151).

E allo scopo di trasformare i tifosi laziali in “Paperini”, si sono adoperati, a parte alcune rare eccezioni, molti mass media, attenendosi alle parole del “Conte Zio” dei Promessi Sposi : “ Sopire, troncare, troncare, sopire”.

L’altra ipotesi è che i tifosi della Lazio decidano di reagire, in maniera unitaria, ferma, continuativa, sempre in forme legittime, per tentare di cambiare una situazione che, a lungo andare, rischia di far sparire la Lazio dalla scena calcistica.

Ed è opinione diffusa  che, a parti invertite, se la situazione della Lazio si fosse verificata e si verificasse nei confronti della AS Roma, le cose sarebbero durate, per mutuare il titolo  di un film di successo “ Come un gatto in tangenziale”.

E non è un mistero che , in specie i “poteri forti”, calcistici ed extracalcistici,accarezzano, ancora, il sogno che si realizzi il tentativo che non riuscì nel giugno 1927, allorchè, per volontà di regime, si voleva  che a Roma esistesse una unica società di calcio, mediante la fusione,  in quella che sarebbe diventata la A S Roma, di tutte le altre società cittadine allora esistenti.

Ed oggi, probabilmente, non ci sarebbe un Gen. Vaccaro disposto a salvarci.

L’augurio che formulo è, pertanto, che i tifosi della Lazio non  vogliano abbracciare il motto dell’Arma dei Carabinieri :” Usi ad obbedir tacendo e tacendo morir”.

Avv, Massimo Rossetti

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