29.07.2022 - Riceviamo e volentieri pubblichiamo, nel rispetto delle finalità di Federsupporter, di dar voce ai tifosi.
“Caro Alfredo,
ti scrivo, dismettendo per un attimo, le vesti di Consigliere Responsabile dell’Area giuridico-legale di Federsupporter, per indossare quelle di tifoso e piccolo azionista.
L’ultima intervista, in ordine di tempo, del dr. Claudio Lotito mi ha lasciato, infatti, di stucco e mi ha suscitato e suscita profonda irritazione.
Mi chiedo e chiedo come si faccia e come sia possibile affermare che una società di calcio, vale a dire una impresa che produce e vende uno spettacolo, possa essere indifferente al perseguimento della massima visibilità e risonanza possibile.
Non solo, ma l’ormai trito ritrito slogan “ non vendo sogni ma solide realtà”, dimostra che non si è capito e si continua a non capire che una delle principali, se non la principale, molla della passione che muove il tifoso verso la propria società e squadra è proprio il sogno e la possibilità di sognare.
E’ vero che i sogni devono ,poi, trovare riscontro nella realtà, ma senza il sogno e la possibilità di sognare non c’è il tifo e non ci sono i tifosi che, non bisogna- bisognerebbe – mai dimenticare costituiscono l’asset fondamentale di qualsiasi società di calcio, forse meno che per la Lazio.
D’altronde, che la Lazio, in questi anni, abbia fatto di tutto per rendersi “invisibile” è fuor di dubbio.
Al riguardo, basti osservare come i mass media, nazionali e locali, a parte, in quest’ultimo caso, qualche eccezione di nicchia, riservano alla Lazio scarsissima attenzione e pochissimo, episodico e saltuario spazio.
Quanto sopra, in specie, in confronto, invero, impietoso, con l’attenzione e lo spazio, invece, riservati alla rivale cittadina, la AS Roma.
Una politica, quella della Lazio, di assoluta autoreferenzialità e di segregazione in se stessa, quasi fosse una “ società carbonara”, di nessuna o scarsissima comunicazione con l’esterno o con la propria tifoseria, di totale non volontà o incapacità, assolutamente controproducenti e masochistiche, di pubblicizzare le proprie attività, le proprie iniziative, i propri giocatori, in particolare i propri Top player.
Laddove, sono stati e sono “oscurati” campioni facenti parte e che sono entrati nella storia del calcio, quali, ad esempio, Miro Klose e Ciro Immobile.
Laddove, inoltre, ad un giocatore che, dopo tanti anni, è tornato ad incarnare la “lazialità”, quale Romagnoli, è stata riservata una accoglienza in sordina, senza predisporre od organizzare nulla che avesse potuto, pubblicamente, con risonanza sui mass media, enfatizzare tale importante aspetto.
Una dimensione, dunque, quella della Lazio che è e rimane provinciale, di piccolo cabotaggio e incapace di suscitare “sogni” e che, anche quando realizza “ solide realtà”, fa in modo da renderle invisibili e di scarsissima risonanza.
Non ci si può, pertanto troppo lamentare quali tifosi della Lazio, se essa è trascurata e marginalizzata dai mass media, quando non addirittura, come dimostra l’ultimo episodio SKY-Benci, trattata con sufficienza, in maniera malaccorta ed in modo persino sprezzante e beffardo.
Si tenga presente che la giornalista in questione non ha neppure ritenuto di dover porgere le proprie scuse alla Lazio ed ai suoi tifosi per aver oggettivamente dato luogo, con le sue parole, anche se , a suo dire, involontariamente, a quello che, sempre a suo dire, sarebbe stato un “equivoco”.
Con ciò dimenticando che chi dà luogo ad un “equivoco”, sebbene non voluto, dovrebbe, se non altro, per buona educazione, scusarsi dell’equivoco ingenerato.
Per concludere, in un quadro ed in una situazione, ormai, incancrenita, un “bel tacer non fu mai scritto” e, quindi, sarebbe meglio che il dr.Lotito, almeno, si astenesse da dichiarazioni pubbliche che, sull’immagine della Lazio e sulla passione e sull’entusiasmo dei suoi tifosi, hanno l’effetto di una grandine.
Massimo Rossetti.”
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